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Con alcune note e riflessioni
MESSAGGIO DI JOSE’ IGNACIO
– Traduzione libera di Fortunato IMPERATO -
(14 Dicembre 2006)
A tutti i famigliari dei marinai periti nel naufragio del 29 Dicembre 1981 della nave mercantile Marina di Equa:
Mi chiamo Josè Ignacio nativo delle Asturie (Nord della Spagna). Ora risiedo a Valencia nel Sud Est della Penisola Spagnola.
Fin da 25 anni trattengo nella mia memoria tutti quei dettagli che ho potuto vivere nel luogo della tragedia. Nella vita, ogni persona vive delle situazioni che niente può evitare. Nel mio caso, ed anche di voialtri, il naufragio del Marina di Equa rimarrà nella nostra memoria, per sempre.
Molte volte nell’intervallo di questi 25 anni, conversando con mia moglie, i miei amici e conoscenti, ho parlato di quel fatidico 29 Dicembre, quando un gruppo di marinai a me sconosciuti, naufragarono a 200 miglia a Nord Est da Estacha de Bares, (43°46’N-07°41’W nell’area del Golfo di Guascogna (Vizcaya), Oggi, paradosso delle vita, navigando in internet ho potuto apprendere alcuni dati che sconoscevo e che mi hanno vivamente impressionato ed emozionato. Mi hanno impressionato profondamente vedere le foto di alcuni degli scomparsi-Specialmente quella relativa a Michele Pepe che aveva solo 17 anni. Riandando ai giornali dell’epoca come il quotidiano Paese Sera o Il Mattino, in cui si possono vedere le scene di alcuni famigliari totalmente abbattuti- Inoltre, mi hanno emozionato vedere varie foto della nave. Quella nave che con rammarico non abbiamo potuto aiutare. Ed anche oggi, dopo 25 anni, ho potuto conoscere quei famigliari e derelitti nativi della preziosa zona di Sorrento, nel sud est d’Italia.
A quel tempo avevo 20 anni e prestavo servizio nella 11^ Squadriglia Cacciatorpediniere della Marina Spagnola di base a El Ferrol ( 43°30’N-08°15’W (La Coruna). Il 29 Dicembre 1981, (coincidente col giorno della tragedia) imbarcai come radarista sul Cacciatorpediniere LANGARA (D 64) (*).
Ricordo perfettamente che quel giorno vi era una pioggia torrenziale nel porto di El Ferrol. Verso le sei e trenta del pomeriggio, con un gruppo di marinai ci riunimmo nella sala mensa. All’improvviso con un’espressione preoccupata e molto nervoso , irruppe nella saletta l’Ufficiale di Guardia e ci disse queste parole: “ Abbiamo ricevuto un SOS a duecento miglia a nord est de Estacha de Bares (nell’area del Golfo di Guascogna). Lasciammo immediatamente la saletta. Dovevamo procedere al salvataggio. Gli altoparlanti di bordo annunciavano la notizia a tutto l’equipaggio. Fummo colti di sorpresa. Gran parte della gente era in permesso per le festività per cui incontrammo altri marinai di alcune Fregate ormeggiate vicino a noi. Mentre preparavamo le macchine per la partenza per procedere al soccorso, ricordo che arrivarono vari camion con viveri e coperte. Non sapevamo nulla, Appena fummo pronti, con l’oscurità della notte, salpammo.
Mai ho navigato con una tempesta come quella del 29 Dicembre 1981. C’era un mare arrabbiato, tremendo. Durante tutto il tragitto ci fu proibito di salire in coperta perché le onde erano alte più di 10 metri. Ricordo che alcuni compagni vomitando, erano giunti al limite della disidratazione. Io stesso ero fra quelli. Con tale tempesta la velocità della nostra nave non poteva essere la massima, così impiegammo, per percorrere le 200 miglia circa due giorni e mezzo per giungere sul luogo da cui era stato lanciato il SOS. Ricordo che in nessun momento ci giunse alcun tipo di informazione, eccetto la latitudine e la longitudine. Quindi vi era l’incertezza su cosa potevamo incontrare e su quale zona esplorare.
Quando giungemmo nell’epicentro del SOS indicato, non avvistammo alcuna nave, né battelli di salvataggio, né sopravissuti. Nel frattempo i nostri Ufficiali diedero ordine di navigare in circolo concentrico con un raggio di 4 miglia (per coprire la zona a spirale) in ricerca di sopravissuti. Navigammo per una zina molto ampia e sempre in silenzio. L’aspetto del mare era plumbeo, e c’era molta risacca. Dava l’impressione che in quel luogo era accaduto qualcosa di strano. Molte ore più tardi, avvistammo, semiallagato, un piccolo battello, rotto sia a prua che a poppa, Un Ufficiale e vari marinai si prepararono ad ammainare uno “zodiac” per ispezionarlo. Ricordo che i nostri Ufficiali ritennero inopportuno issarlo a bordo e si inabissò in mare per sempre. La conclusione a cui giunsero gli Ufficiali in quel momento, era, che un battello poteva danneggiarsi in quella maniera a prua e a poppa, per una deformazione della struttura della nave o, nel peggiore dei casi, una rottura in due parti. Continuammo la ricerca a rastrello. Ricordo l’attenzione dell’equipaggio, degli Ufficiali e dei Sottufficiali. Si respirava molta tensione e una sensazione di impotenza causata da tante incertezze.
Man mano che esploravamo il cerchio, il mare sembrava ogni volta più riottoso ed estraneo. Varia ore dopo avvistammo all’orizzonte, qualcosa di color rosso che galleggiava sull’acqua. Rapidamente ci avvicinammo. Risultò essere uno zodiac (come quello che usano il personale di salvataggio) di color rosso. Molto grande ed in ottimo stato. A bordo non c’era nessuno. Sulla struttura teneva graffiate le lettere “ Marina di Equa” Gli ufficiali decisero di ricuperalo e durante i diciotto mesi che prestai servizio sul Cacciatorpediniere LANGARA restò sempre nell’hangar della nostra nave. Molte volte sono stato seduto sopra di esso ricordando l’incomprensibile di quella terribile esperienza. Continuammo a rastrellare la zona per altri due giorni, Però disgraziatamente senza incontrare alcun sopravvissuto.
Una settimana dopo, il nostro Comandante ci riunì e ci diede la versione dei fatti. La versione che ho vissuto questi 25 anni fino ad oggi. Questo fu , più o meno, quello ci disse:
“ Sembra si trattasse di una nave mercantile italiana il cui nome era Marina di Equa. Al SOS rispose un mercantile inglese (?) che navigava nella zona. Era di notte: Il naufragio accadde per lo spostamento del carico di bobine di acciaio che aprì un gran buco nella struttura della nave, che originò una gran via d’acqua. L’equipaggio della nave inglese (?) non pote’ fare nulla. Tutto fu estremamente rapido. Il Marina si spezzò in due e andò a fondo. Morirono trentatré persone (?)
Nota: Il Cacciatorpediniere Langara era una nave molto vetusta. Fu radiato dai ruoli nel 1992. Non conosco dove si trova il battello zodiac del Marina di Equa. Probabilmente si potrebbe recuperare. Non si sa nulla. Se così fosse, sarebbe molto emozionante poterlo inviare a Sorrento. Bisognerebbe parlare con le Autorità della Marina Spagnola e certamente ci sono persone che potrebbero informare della fine di questo mezzo che per molto tempo era custodito nell’hangar del Cacciatorpediniere Langara. Qualcuno deve saperlo. Sarebbe una grande opportunità.
Da qui , mi unisco a tutti i famigliari di quei bravi marinai e nel dolore e nel ricordo, in questo 25° anniversario e per sempre.
Josè Ignacio ANDRES
NOTE a cura di Fortunato IMPERATO:
· Trattasi di un resoconto e di una rievocazione di prima mano con profusione di autentici sentimenti e sensazioni che albergano nei veri uomini di mare a qualunque nazione o latitudine appartengano
· Dove posto il punto ? - esprimo qualche perplessità in quanto non coincidente con la relazione Ufficiale della Commissione d’Inchiesta.
? “nave inglese” – Trattasi della nave Tedesco-Orientale T. Fontane
?” trentatre” – L’equipaggio era composto da 30 persone, di cui uno straniero (vedere l’Elenco Equipaggio inserito nella pagina “ L’anniversario del Marina di Equa” pubblicato sul sito della Casina dei Capitani
www.casinadeicapitani.net a fine 2001.
· E’ notevole il vivido ricordo di quanto vissuto in prima persona.
· Ho verificato essere realmente esistita una nave militare spagnola dal nome LANGARA – D 64 (Denominazione Nato) consultando l’edizione del 1986 dell’Almanacco Navale edito dall’Ufficio Idrografico della Marina –a cura di Giorgerini e Nani, che, alla pag.531, fornisce questi dati:
SPAGNA
Navi Tipo D (Cacciatorpediniere = Destuctror – Destroyer)
LANGARA D 64 (cinque unità) ex LEARY DD 879 USA Impostata nel 1944 – Varata nel 1945 – In servizio dal 1946 – Equipaggio 274 di cui 17 Ufficiali – Disl. 3.550 tonn- Potenza 60.000 Hp – Velocità 33 nodi (Si tralasciano gli armamenti e le apparecchiature elettroniche).
· Oltre al LANGARA, ha partecipato alle operazioni di ricerca, il CT CHURRUCA
(D 61) ex E.A.GREENE DD 711 USA della stessa Classe del
LANGARA.
Il natante indicato con la sigla AR 41 è in effetti il Rimorchiatore d’altura della Marina Spagnola CARTAGENA ex RA -1 Usa
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Da quanto si evince dal racconto del Sig. Ignacio, sembra che la sera
del 29 Dicembre , il Langara non fosse la nave “ pronta a muovere”, in
quanto afferma che parte dell’Equipaggio era in permesso per le Festività. Ritengo che il Langara fosse alle dipendenze del Churruca (Capo Squadriglia ?) che è ripetutamente citato nella Relazione della Commissione.e di cui sono riportate tutte le comunicazioni.
· A pag. 52 della più volte Citata Relazione Ministeriale, al paragrafo Operazioni nei giorni successivi, si legge:
301220 (30 Dicembre 12,20Z)– La Coruna Radio comunica che sono in zona di ricerca : CHURRUCA . LANGARA – AR41 - MARY BETH – LAGOLLAN GUIHIDE – Velivoli: Inglese Rescue 52 – Spagnolo ECZYG.
Significa che il LANGARA era giunto in zona più o meno a mezzodì del 30 e quindi non avrebbe impiegato due giorni e mezzo.
· Non risulta ricuperato alcun battello o lancia di salvataggio o giubbotto salvagente con il nome di Marina di Equa. Potrebbe essere probabilmente solo l’indicazione che il battello in questione facesse parte dei reperti relativi alla Marina di Equa.
D’altronde. Il Signor Ignacio svolgeva il compito di radarista e quindi,
non proprio in plancia comando e quindi a diretta conoscenza dei fatti.
Certamente in assoluta buona fede
Ritengo opportuno riportare di seguito le dotazioni di emergenza presenti sul Marina di Equa, così come risulta a pag. 12 della Relazione d’Inchiesta Ministeriale, al paragrafo ” 1.4.6 – Certificato di Sicurezza per le Dotazioni di Nave da Carico” :
- N° 1 Imbarcazione di salvataggio a remi per 43 persone - lato Dr.
- N° 1 Imbarcazione di salvataggio a motore per 40 persone – lato Sn.
- N° 3 zattere di salvataggio autogonfiabili per n° 26 persone
- N° 8 salvagenti anulari
- N° 45 cinture di salvataggio
- N° 1 apparecchio lanciasagole
- N° 1 apparato r.t. portatile per imbarcazione di salvataggio
Tutte queste considerazioni hanno il solo scopo di rendere quanto più possibile e chiara la storia di questa tragedia del mare avvenuta 25 anni orsono.